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Come costruire gli pterugi romani

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Il progetto ricostruttivo

La ricostruzione degli pterugi che proponiamo è il naturale esito di quanto analizzato nella precedente presentazione. Pertanto il materiale scelto è certamente di tipo tessile (lino e lana/feltro) e i colori sono vivacissimi come quelli ricavati dalle analisi statuarie.
Sgombrando il campo da ogni dubbio, questa ricostruzione non ha seguito alcun canone procedurale, criterio o protocollo dell'archeologia sperimentale avendo sempre adoperato materiali di fattura moderna e strumenti di uso corrente (aghi, lino, coloranti, ecc.).
Nella parte che potremmo imporopriamente definire "gonnellino" ho previsto di realizzare due diversi ordini di pterugi. Il più esterno in alto di colore blu egizio non provvisto di frange, mentre il secondo di colore bianco e più lungo del primo provvisto di frangette blu. I due ordini saranno poi agganciati a due diverse cinture in lino per permettere il lavaggio a temperature differenti.
Anche nella parte delle spalle ho deciso per due ordini alternati di pterugi frangiati bianchi e azzurri (blu egizio) ad imitazione di quanto visto sull'Augusto di Prima Porta.


Fig.12-13. Sinistra: spaccato dello pterugio come ipotizzato. In marrone è indicato il feltro, in rosso il lino mentre le frangette sono colorate in blu.
Destra: lo schema delle cuciture sui due ordini.

Colorazione

Il lino adoperato è stato ricavato da lenzuola appartenute ad avi di famiglia, ossia un corredo di fine 1800 presumibilmente realizzato a mano o con i macchinari dell'epoca. Ho fatto questa scelta, sacrilega per certi versi, perchè affascinato dalla trama del lino molto irregolare con evidenti i nodi delle giunture.
Il lino era già completamente sbiancato e il mio progetto prevede la colorazione nel blu egizio colore abitualmente adoperato nel nostro gruppo di rievocazione. Pertanto è stato necessario tingere con le normali polverine in commercio una parte considerevole del materiale tessile.

Taglio

Una volta decisa la lunghezza effettiva di ciascun ordine occorrerà tagliare delle strisce di feltro da 1 mm con una tolleranza di circa 1-2 mm per lato prevedendo la cucitura. Il lino invece dovrà essere tagliato con una tolleranza molto maggiore, occorre infatti prevedere 1cm per lato in più per la sovrapposizione degli orli, mentre nella parte in alto si dovrà pasciare almeno 7-10 cm di stoffa in più per l'aggancio alla cintura. Questa parte non dovrà essere riempita con il feltro per non inspessirla eccessivamente.


Fig.14-15. La pila di feltri tagliati e il piano di lavoro. Il taglio è stato fatto adoperando un normale taglierino.

Cucitura del sandwich

Prima di cucire rammento ai meno esperti l'estrema importanza di fare l'imbastitura con degli spilli. Nelle foto rappresentate (fig. 16) è visibile nella parte più a sinistra la scorta di stoffa lasciata senza feltro per l'aggancio alla cintura come già detto più sopra. Nel mio caso ho preferito realizzare un pezzo di stoffa molto largo per fare un giro intorno al feltro.


Fig.16-17. A sinistra: una fase dell'imbastitura. A destra: l'inizio della cucitura con l'imbastitura completata.

La cucitura lungo il lato di raccordo è molto facile, e deve avvolgere tutto il lato per stringerlo bene compiendo una spirale. Alla fine è possibile lasciare non rifinita la parte dell'aggancio alla cintura che verrà chiusa durante l'assemblaggio.


Fig.18-19. A sinistra: la cucitura avvolgente a spirale. A destra: la parte terminale non finita.

Le frangette

La seconda fila di pterugi, quella più lunga, ho deciso di farla bianca per contrastare la fila blu. Inoltre questa fila è dotata di frangetta nella parte terminale. La cucitura della parte lunga avviene prima di fissare la frangetta tinta in blu egizio come per le evidenze cromatiche trovate sull'Augusto di Prima Porta.
L'assemblaggio finale è realizzato su di una grossa cintura di lino.


Fig.20-21. Sinistra: cucitura degli pterugi bianchi con la frangetta.
Destra: assemblaggio finale sulla cintura di lino.


L'assemblaggio finale

Ci sono diversi motivi per cui ho scelto di installare gli pterugi su due cinture invece che applicarli direttamente alla subarmalis. Uno l'ho già riferito e riguarda gli aspetti manutentivi, ma ve ne sono altri sempre di ordine pratico.
Un motivo è che le cinture possono essere strette e allargate in base all'esigenza. Durante gli eventi di reenactment è normale perdere peso anche da un giorno all'altro e disporre della possibilità di stringere le cinture è un indubbio vantaggio.
Un'altra importante ragione è la possibile versatilità che permetterebbe molto facilmente di poter montare gli pterugi "sopra" l'armatura come evidente nella figura al centro nel gruppo dei pretoriani del Louvre (fig.23).


Fig.22. Montaggio finale delle due file di pterugi.



Fig.23. I pretoriani del Museo del Louvre (Parigi, Francia).

Le spalle

Completate le due cinture di pterugi è la volta di passare alle spalle.
Ho scelto di fare risultare gli pterugi delle spalle come parte dell'imbottitura che regge il peso dell'armatura, in parole povere della subarmalis cosiddetta.

Innanzitutto occorre costruire un gilet che ho scelto di fare con il solito sandwich di un panno di feltro da 1 mm tra due parti di lino. Nel mio caso, prevedendo l'imbottitura successiva sulla spalle, ho preferito non mettere il feltro dai capezzoli alle spalle lasciandolo solo sull'addome. Lo scopo è quello di costituire una barriera di protezione tra la pelle e l'armatura quando essa diventa rovente sotto il sole.
Una volta realizzato il gilet occorre preparare gli pterugi con la solita tecnica. L'unica differenza sono le misure molto più piccole sia in larghezza che in lunghezza. Le spalle verranno realizzate con due file sovrapposte di pterugi. Quella nascosta composta di 5 pterugi bianchi, mentre quella in vista composta di otto pterugi alternati bianchi e blu. Tutti dotati di frangette.

La parte più impegnativa, per via dello per sforzo che richiede alle dita e alle braccia, è quella di attaccare gli pterugi alle spalle del gilet. Inoltre questa operazione richiede la massima attenzione che gli pterugi vengano cuciti nella posizione idonea e che non vi siano differenze tra una spalla e l'altra. Mi è capitato di cucire e scucire svariate volte gli pterugi nonostante mille accorgimenti e spille da balia.


Figg.24-25. A sinistra la cucitura dei primi 5 pterugi bianchi. A destra la faticosissima cucitura degli otto pterugi a colori alternati.

Una volta cuciti gli pterugi occorre eliminare eventuali abbondanze non troppo simmetriche nell'insieme. Basterà dare un colpo di forbice.
A questo punto occorre lavorare per l'estetica. Le abbondanze sopra le spalle così come sono potrebbero risultare addirittura fastidiose visto che rinforzano solo in un punto. Ho deciso così di aggiungere alcuni strati di feltro ai lati chiudendo tutto con un pezzo di lino azzurro. La vista dell'insieme mi ha pienamente soddisfatto e sono rimasto sorpreso di come l'aspetto di quello che mi trovavo di fronte si allacciava alla mia teoria che questo fosse l'antenato della spallina (fig. 3d).


Figg.26-27. Due vedute del risultato finale applicando il rinforzo per allargare l'imbottitura sulla spalla.

A questo punto il più è fatto e al gilet dovremo solamente rifinire i bordi e "inventarsi" una qualche allacciatura delle due parti.


Figg.28-29. Il risultato finale. A destra con l'aggiunta delle due cinture di pterugi intorno alla vita.


Fig.30. Il risultato finale con l'aggiunta dell'armatura. C'è un po' di effetto "giocatore di football americano", ma l'imbottitura è stata pensata per armature anche molto pesanti che dovrebbero schiacciare maggiormente la protezione.

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