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Come costruire la copertura dello scutum
Della normale dotazione di accessori di un soldato dell'esercito romano in marcia conosciamo molto, ma, tra le lacune ancora oggi da colmare, non siamo a conoscenza di vere e proprie "liste" di materiale standard che ciascun soldato doveva provvedere. Tuttavia, uno degli elementi comuni ritrovati in archeologia, è lo scutisque tegimentum ovvero la copertura o fodera per gli scudi di solito realizzata con pelle di capretto o bovino, e probabilmente non in spesso cuoio.
Anche in letteratura vi sono delle evidenze che fanno pensare che questo accessorio fosse del tutto normale nella dotazione di un soldato.
Nel passo che segue la copertura viene apparentemente descritta come una cosa scontata e citata in questo caso solo per sottolineare l'eccezionalità della situazione.
"Il tempo fu talmente breve e i nemici così risoluti che i romani non riuscirono non solo a preparare le insegne, ma neppure a mettersi in testa gli elmi o a togliere le fodere dagli scudi.1"
"(..) disse Taxiles: "potrei desiderare che qualcosa di meraviglioso possa cadere la tua fortuna; ma quando questi uomini sono semplicemente in marcia, non indossano vesti lucenti, né hanno i loro scudi lucidati e i loro elmetti scoperti, come ora che hanno strappato le coperture di cuoio dalle loro armature. No, questo splendore significa che combatteranno e ora stanno avanzando sui loro nemici.2 "
Fig.1. Un esempio di tegimentum.
Possiamo solo fare ipotesi sul perchè i romani tenessero a coprire bene i loro scudi, in alcuni casi suggerite anche dall'esperienza.
Prima di tutto occorre considerare che lo scudo alla pari delle insegne, era l'oggetto fondamentale con cui si poteva riconoscere a colpo d'occhio il proprio reparto di appartenenza3 per cui doveva essere sempre perfettamente pulito e con colori brillanti. L'assenza della copertura, infatti, espone lo scudo non solo ovviamente alla polvere e al fango, ma anche al sole che ne può determinare lo sbiadimento dei preziosi colori in pochi giorni se esposto per esempio durante una marcia. Inoltre è presumibile che lo scudo possa subire le intemperie per cui una adeguata copertura impermeabile, e magari opportunamente ingrassata, è importante per evitare che il legno possa deformarsi facendo perdere le caratteristiche di robustezza e di elasticità per cui lo scudo romano era costruito.
Fig.2. Una delle pelli di capretto, Fig.3. Sopra la cucitura impermeabile a quadruplo strato, sotto la cucitura semplice sempre a doppio filo (in rosso)
La ricostruzione
Il fodero illustrato in questa pagina è stato realizzando tenendo conto sia del materiale, pelle di capretto, sia dei
ritrovamenti archeologici tra i quali citiamo a titolo di esempio quelli di Castleford e di Valkenburg.
Per ricostruzione sono state necessarie 4 pelli di capretto per una spesa complessiva di 40 euro (nel 2006).
Una delle difficoltà incontrate è certamente quella relativa alle cuciture che devono essere studiate per essere impermeabili.
Per prima cosa abbiamo definito un "sopra" e un "sotto" della copertura in modo tale da orientare i vari strati
di pelle appositamente per impedire infiltrazioni, permettendo alla pioggia di scivolare come sulle tegole di un tetto, e facilitare il lungo lavoro di cucitura. Tuttavia le cuciture verticali hanno comportato un paziente lavoro su di un quadruplo strato di pelle come indicato nella figura 3. Questa soluzione non è suffragata da evidenze archeologiche, ovvero su tegimenta, ed è scaturita dalla volontà di trovare una possibile soluzione al problema "pioggia". A supporto di questa invenzione va rilevato che numerose cuciture simili e talvolta anche più complesse sono state rinvenute in varie località per esempio allo scopo di risolvere problemi analoghi di impermeabilizzazione sulle tende in pelle.
Per la preparazione dei punti di cucitura è stato usato lo strumento in figura 4 unitamente ad un piccolo martello.
Il risultato, relativo alla preparazione della quadrupla cucitura, è visibile in figura 5. La distanza tra un punto e l'altro è di 3mm.
Da sinistra: fig.4 Gli attrezzi usati; fig.5 la pelle con la foratura di guida.
Da sinistra: fig.6 la cucitura con i due aghi; fig.7 profilo della cucitura a quattro strati.
Sopra l'umbone è stata usata una differente pelle, colorata di blu per creare contrasto a livello estetico.
Da notare che nelle cuciture dell'umbone e intorno ad esso, è stato tenuto conto del criterio "sopra-sotto" per favorire l'eventuale scivolamento della pioggia.
In prossimità dei 4 nodi è stato necessario aggiungere un rinforzo in cuoio da 2 mm per irrobustire la presa. Infatti al primo tentativo di stringere la presa sullo scudo si è determinato uno strappo nella pelle di capretto.
Da sinistra: fig.8 dettaglio dell'umbone; fig.9 particolare del rinforzo in cuoio.
Per le chiusure della fodera una volta arrotolata è stato adoperato un sistema
abbastanza comune, di cui tuttavia non ho notizie in campo romano, ma mi è sembrata la soluzione più pratica per non adoperare fibbie aggiuntive, che avrebbero aggiunto ulteriore peso, oppure lacci per fare nodi.
Fig.10. Lo schema dell'aggancio senza l'uso di nodi o fibbie.
Da sinistra: fig.11 alette di aggancio applicate
sulle cinghie; fig.12 dettaglio della chiusura;
fig 13 insieme della fodera una volta arrotolata e allacciata.
Da sinistra: fig.14 targhetta di identificazione tabula ansata
con ornamenti evocativi; fig.15 pennellatura di olio di visone.
È opportuno, oltreché filologico, apporre una targhetta identificativa in forma di tabula ansata che permetta di capire chi è il proprietario e a quale
reparto appartiene. Nell'esempio ho inserito alcune raffigurazioni magiche o evocative (un pesce ed una stella), uso molto comune in qualsiasi epoca oltre che in quella romana. L'apporre il proprio nome agli oggetti era un uso pressoché
inevitabile all'interno di una grande organizzazione come una legione o
una coorte.
Una volta terminate le cuciture occorre impregnare tutta
la pelle con grasso idrorepellente anche allo scopo di renderla più
elastica e meno soggetta a strappi. Il grasso che suggerisco è l'olio di visone per le sue caratteristiche d'eccellenza, ma è possibile adoperare qualsiasi altro tipo di grasso, da comune grasso di foca fino agli olii vegetali, questi ultimi però tendono a irrancidirsi dando un odore sgradevole.
Quest'ultima operazione dovrà essere ripetuta di tanto in tanto per evitare che la pelle si secchi.
La realizzazione di un tegimentum così come è presentato in questa pagina richiede un tempo molto lungo.
In particolare la cucitura del quadruplo strato ha richiesto un paziente lavoro anche per via della notevole quantità dei punti.
La sola cucitura verticale centrale da richiesto quasi 7 ore. Nel complesso, l'intera fodera ha richiesto circa 35 ore di lavoro.
Dall'esperienza fatta mi sento di consigliare innanzitutto di lavorare con dei punti distanti tra loro 5-6mm contro i tre da me adoperati. Solo questo accorgimento ridurrà il tempo necessario almeno di un 30-40%. Inoltre consiglio, a chi non ha "tempo da perdere", di dimenticare la cucitura a 4 strati visto che anche quella a due tiene comunque bene l'acqua (con l'opportuno ingrassamento) e di certo questa copertura non è destinata ad essere usata se non per le poche uscite che un rievocatore compie ogni anno.
Link esterni
Mattew Amt
Florentius
Note
1 - Caius Iulius Caesar - De Bello Gallico (2,21)
Temporis tanta fuit exiguitas hostiumque tam paratus ad dimicandum animus ut non modo ad
insignia accommodanda sed etiam ad galeas induendas scutisque tegimenta detrahenda tempus defuerit.
2 - Plutarch - Lucullus (27,5)
3 - Per "reparto" si intende la centuria o la coorte, ad oggi, questo argomento, non è del tutto chiaro.
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