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Come costruire gli pterugi romani

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Gli pterugi sono una delle costanti irrinunciabili in quella che oggigiorno definiremmo in modo fuoriviante "uniformologia" dell'Esercito Romano. Queste strisce più o meno colorate si ritrovano in tutto l'arco di storia romana, in quanto riprendono da principio una tradizione greca per poi estendersi fino a coprire gran parte del periodo dell'Impero Romano di Oriente.
L'obbiettivo di questo breve articolo è quello di fornire brevi note storiche commentando anche alcune delle evidenze giunte fino a noi, e di illustrare una possibile metodologia per costruire un set di pterugi.

Augusto Prima Porta
Fig.1. Gli pterugi colorati dell'Augusto di Prima Porta.
I colori rappresentati sono stati riscontrati grazie all'analisi all'infrarosso sulle tracce di pigmento originali.


Testimonianze

Gli pterugi sono elementi facilmente riscontrabili nell'arte romana. Con queste strisce che agli occhi dei moderni appaiono buffe appendici, i romani amavano farsi ritrarre per indossare una panoplia che aveva radici antichissime fino a circa il X sec. a.C.
Nei numerosissimi esempi a noi giunti appare molto chiaro che gli pterugi non siano stati uno "status symbol" ad esclusivo appannaggio degli imperatori, ma anche di tribuni, consoli, centurioni fino addirittura agli optiones. Questa semplice osservazione ci permette di attribuire agli pterugi un ruolo primario nella moda militare romana. Probabilmente essi derivano la loro importanza dalla sola tradizione, che, come è noto, per i militari di ogni epoca è un elemento culturale fortissimo.

Gli pterugi sono associati praticamente a qualsiasi tipo di lorica romana, anche, sebbene più raramente con la segmentata.

Classe Optio Maffeiano Museum aquilifer Maffeiano Museum centurion
Fig.1-3. Da sinistra: un Optio della classis romana su una stele rinvenuta nel 2005 (III-V sec.); un Signifer (Aquilifer) e un Centurio con loriche squamate (I sec.).
Nel primo caso gli pterugi non sono bordati con frange.

Origini ed evoluzioni

Come detto l'origine di questo ornamento è antichissimo e probabilmente derivato dall'uso ellenico di fare dei tagli nelle linothorax, le armature fatte in strati di lino sovrapposto, per aumentare la mobilità di gambe e braccia. Nelle figure che seguono è possibile notare i tagli praticati nel corpetto di lino chiaramente eseguiti per premettere la mobilità delle gambe.
In epoca romana gli pterugi sembrano assolvere il solo scopo decorativo perdendo gran parte delle caratterisiche di protezione dei greci.
In epoca medioevale gli pterugi sembrano tornare ad essere utilizzati come protezione in varie parti del corpo come il collo.


Fig. 3a e 3b. A sinistra: Opliti greci mentre indossano delle linothorax corazzate di placche; a destra una linothorax con i tagli ben evidenti.

Con l'avvento delle armi da fuoco simili protezioni vengono perdute, ma è nel settecento che cominciano a comparire le spalline che potremmo con un qualche azzardo ritenere una evoluzione degli antichi pterugi.


Fig. 3c e 3d. A sinistra: elemento appartenente al gruppo del frontone di Aegina custodito alla Gipsoteca di Monaco dove è evidente la funzione degli pterugi che permettono il completo piegamento della gamba. A destra ritratto sull'ammiraglio Orazio Nelson che porta le tipiche spalline segno del suo rango militare.

I materiali

Fondamentale per qualsiasi rievocatore è capire prima di ogni cosa di quale materiale fossero fatti gli pterugi. La tradizione sviluppatasi durante l'epoca romantica vuole che gli pterugi siano realizzati in strisce di cuoio. Probabilmente questa credenza si è diffusa a causa di osservazioni superficiali delle testimonianze statuarie a noi pervenute.
Se da un lato non possiamo escludere a priori che il cuoio fosse talvolta utilizzato, l'osservazione attenta dei dettagli delle sculture farebbe escludere tale ipotesi, almeno come "regola", in favore di materiali tessili come il lino. Inoltre a supporto di questa tesi, si deve tenere conto che essendo questo elemento di matrice ellenistica, esso si collega alla linothorax, corazza greca in lino, di cui gli pterugi erano la parte terminale.
A favore della tesi del tessuto può ulteriormente essere considerato che essendo una parte ornamentale delle panoplie, lo pterugio era particolarmente curato nel suo aspetto, con tessuti pregiati e colori sgargianti. Un dettaglio, quest'ultimo, riscontrabile nelle tracce di colori a noi pervenute, che fanno pensare che tali soluzioni estetiche fossero appannaggio di imperatori e consoli o di facoltosi militari anche di rango inferiore.
Purtroppo l'archeologia ci ha consegnato solamente un esemplare di linothorax in lino ancora in attesa di pubblicazione1, rinvenuto a Micene (Grecia) nel decennio 1970-80.

Nella prima serie di esempi riportati appare evidente, dal movimento, dalla morbidezza delle curve e dall'impressione degli spessori rappresentate dagli scultori, che la consistenza degli pterugi sia riconducibile a materiali tessili. In alcuni casi gli pterugi riportano stropicciature tipiche dei materiali tessili e in particolare del lino.
Nel 2012 alcuni resti di lino rinvenuti a Masada sono stati pubblicati per la prima volta e identificati come possibili pterugi2 e questo ritrovamento potrebbe chiudere il cerchio.


Fig.4-6. Da sinistra: L'Augusto Prima Porta, loricato dai Musei Capitolini2 e loricato dal Museo di Leptis Magna (Libia).
Da questi esempi si intuisce che il peso complessivo degli pterugi è ben maggiore del cuoio, effetto che può ottenersi con più strati di stoffa come nelle linothorax.


In alcuni più rari casi le sculture hanno mantenuto alcuni dettagli che a prima vista possono sfuggire: la trama del tessuto. In questi casi specifici non può esserci dubbio sul fatto che il materiale fosse tessile.

Assodato quindi che gli pterugi fossero per la maggior parte realizzati in tessuto, occorre a questo punto stabilire quanti strati di tessuto occorrano per ottenere degli spessori simili a quelli che si intuiscono dalla statuaria. A questi interrogativi cercherò di rispondere con alcune proposte nelle pagine successive.

Fig.9 a destra: Statua di Antonino Pio presso il Museo Archeologico di Napoli. Trama tessile che si prolunga sulla sezione restaurata.

I colori

Anche sui colori degli pterugi abbiamo buona documentazione data la loro notevole diffusione soprattutto nell'arte. Le tracce di colori rimaste mostrano sopra tutti l'uso del bianco, ma anche il rosso e il verde sono presenti in buon numero su una varietà di supporti scultorei come urne cinerarie e lapidi.


urna cineraria
Fig.10. Rilievo probabilmente da un'urna cineraria, sono evidenti le tracce di colore bianco in prossimità degli pterugi della figura centrale (Museo Archeologico di Nimes).

Funzionalità

Se in epoca romana gli pterugi abbiano assunto un chiaro significato essenzialmente estetico è legittimo domandarsi se in età arcaica essi avessero potuto avere una qualche utilità.
Azzardo due risposte. In età greca, come abbiamo già accennato, gli pterugi erano la parte terminale delle corazze in lino, ossia le linothorax. Queste pare fossero ottenute incollando svariati strati di lino fino ad ottenere una notevole durezza. La copertura di questa corazza arrivava a coprire il bacino e il pube, ma proprio per questo limitava la mobilità soprattutto a cavallo. Forse per questo motivo in epoca arcaica si pensò di praticare dei tagli longitudinali sulla corazza. Questo avrebbe permesso al soldato maggiore libertà con le gambe. Si può pensare che con il passare del tempo per ovviare alla rigidità della soluzione si sia evoluti con pterugi attaccati alla corazza, e quindi più mobili, e poi successivamente a pterugi in tessuto perdendo le prerogative "protettive" dei primi tipi.
Per maggior completezza va ricordato che gli esempi di pterugi qui riportati sono solo una piccola parte dell'innumerevole quantità di esemplari talvolta bizzarri e particolarmente decorati giunti fino a noi.

In modo molto più azzardato si potrebbe proporre che gli pterugi avessero anche una funzione di imbottitura per sgravare le spalle dal peso della lorica o limitare lo spregamento del corpo contro l'armatura. È un'idea azzardata, ma in alcuni casi, come nell'Augusto Prima Porta, il numero di strati sovrapposti sembrano proprio assolvere questa funzione.


Statua di Agusto di Prima Porta

Fig.11. L'Augusto Prima Porta. Si nota un quadruplo strato di pterugi sulle spalle, insolitamente corti. L'impressione è che siano stati deliberatamente usati come imbottitura delle spalle e solo secondariamente come elemento estetico. Occorre tuttavia ricordare che il carattere estetico della statuaria augustea era fondamentale nella propaganda voluta dal principe.

Note

1 - J.Hoffman (2005)
2 - Hero Granger-Taylor (2012)
3 - © T.L. Clark (2006)
Per ulteriori approfondimenti sul tema della Lorica Muscolata rimandiamo all'interessante sito web di Clark.

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