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L'assemblaggio della parte in legno

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L'evidenza archeologica, per quanto riguarda gli scudi, è sufficiente per potere realizzare una ricostruzione completa senza dovere colmare le eventuali lacune con evidenze di altro tipo o peggio ipotizzando o inventando. Tuttavia non mi sono avvalso dei protocolli dell'Archeologia Sperimentale non avendo ne tempo ne un laboratorio dove potere "sperimentare".
Nella ricostruzione che segue, infatti, sono stati adoperati esclusivamente attrezzi moderni, talvolta elettrici e colle viniliche. Per praticità abbiamo evitato di adoperare la colla d'ossa che avrebbe richiesto un tegame da sacrificare e una relativa esperienza per potere ottenere un impasto della giusta consistenza. Oltretutto la colla vinilica ha le medesime proprietà della colla d'ossa, anche se con questa scelta verrà meno uno degli scopi successivi, ovvero di verificare sul campo come questa antica colla si comporta nelle varie situazioni a cui è sollecitato lo scudo (clima caldo o freddo, secco o umido, botte da combattimento, ecc.). Pazienza.

Per prima cosa ci dobbiamo procurare il tranciato che scegliamo da 2mm, in maniera tale che sovrapponendo gli strati e le colle dovremmo ottenere uno spessore complessivo tra i 6 e i 7 mm 1. Vista l'estrema varietà dei ritrovamenti è possibile utilizzare qualsiasi tipo di legno a patto che sia tra quelli che erano Fulfacilmente recuperabili all'epoca qua e là nell'Impero. Quindi niente tek o mogano o altri legni esotici! Se volete un suggerimento la betulla (con cui è fatto il Fayoum) oppure il faggio. Ho preferito quest'ultimo, perchè alle doti di leggerezza, unisce notevoli qualità elastiche. Il tranciato va recuperato presso aziende specializzate presso le quali si forniscono i falegnami.
Per un caso il tranciato che vedete qui è stato stagionato per nove anni nel mio ripostiglio. Una di quelle cose che cominciate a comprare, "poi si vedrà"...
Le misure sono state la nota dolente. Prevedendo di fare uno scudo 100x78cm (grosso modo uno dei Dura Europos), ho fatto l'errore di prendere fasce da 100 cm e da 78 cm! Non fatelo, aumentate almeno 4 cm ogni lunghezza per avere modo successivamente di aggiustare l'opera, sanare parti sbagliate e poi poter decidere bene gli angoli da tagliare e la forma finale. A me è andata bene solo perchè avevo un esemplare da copiare (il mio prezioso "numero uno" del 1999).
Infine un cenno sulla larghezza delle fasce che ho scelto da 10cm ispirandomi al reperto 631 di Dura che era composto di fasce di misura tra gli 8-9cm fino anche a 15cm. Le fasce strette come quelle del Fayoum avrebbero allungato di molto i tempi e forse peggiorato il risultato finale, è evidente che quel tranciato d'epoca era dovuto alla necessità di utilizzare legni di fortuna o molto economici, ovvero rami.


Fig. 2 Il tranciato in spessore da 2mm.

Per procedere è opportuno costruire una dima, se non anche una contro-dima che consiglio fortemente, diversamente dovrete ingegnarvi con qualche soluzione creativa: i primi scudi li facemmo adoperando un pallett rivoltato che aveva le dimensioni ideali per potere piegare i listoni incastrando le estremità tra i sostegni del pallett, oppure alcuni hanno adoperato un bidone di olio d'auto dove hanno teso delle cinghie per dare la forma del bidone.
Nell'immagine la dima mostra un profilo irregolare, infatti la parte centrale dello scudo è lievemente appiattita per facilitare l'applicazione successiva dell'umbone, che non sempre deve essere convesso e seguire il profilo curvo dello scudo.
E' consigliabile fare una dima con un centimetro di abbondanza per lato al quale si sommerà qualche altro millimetro che guadagnerete nella fase di piegatura, per avere un po' più di comodità nella fase di fissaggio dei morsetti.


Figg. 3-4-5 La dima gentilmente prestataci da Lorenzo Romano.

Il primo strato da stendere sarà ovviamente la parte centrale fatta delle strisce più lunghe da 1 metro. Per tenerle in posizione ho collocato sulla dima tre strisce di nastro adesivo vetrografico (quello di carta).
Fig.6 La posa del nastro vetrografico.

Fig.7 La posa delle listre centrali "verticali".


Fig.8 Dettaglio della sezione

E adesso comincia la parte difficile. Stendete la colla su ciascuna lista e poi mettetela in sede applicando i morsetti alle estremità. Noterete subito che la lista tende a fare un arco perfetto mentre voi avete bisogno di schiacciare la parte centrale. Adoperate pure tutto quanto avete in casa per farlo in maniera tale da non lasciare alcuno spazio di aria tra una lista e l'altra. Nelle foto potete vedere che ho adoperato dei pesi da palestra.
Nel mio caso i pesi non erano sufficienti a garantire una perfetta adesione per cui nelle foto si può notare l'applicazione di nastro vetrografico sulla lunghezza della lista. Il nastro poi viene usato come tirante e fissato nella parte sotto della dima. Questo garantisce un risultato ottimale seppur con molte difficoltà. Suggerimento: per questo sistema magari usate le cinture di sicurezza delle valigie.

Fig.9 La posa delle liste orizzontali esterne.


Fig.10 La posa delle liste orizzontali esterne.

Terminata la parte esterna convessa si tratta di applicare adesso le liste nella parte concava interna. Purtroppo mi rendo conto che la dima a questo punto serve poco perchè se dovessi mettere le liste tra questa e la parte già assemblata non sarei in grado di verificare correttamente l'allineamento delle fasce provocando un possibile disastro. In aggiunta vi sarebbero fondate ragioni per pensare che la colla in eccesso salderebbe lo scudo per sempre alla dima.
Per cui sono ricorso all'unica vera contro-dima di cui disponessi: il vecchio "numero uno", compagno di mille battaglie.
Pronti via, metto lo scudo a pancia in giù sui cavalletti e comincio ad applicare le fasce, il processo è in questo caso velocissimo perchè finalmente posso usare la morsetteria che con la dima più ampia delle fasce non potevo adoperare. In tre ore solamente, contro l'intera giornata della volta precedente, è tutto fatto... forse un po' troppo di fretta però perchè ad asciugatura completata si notano notevoli sbavature, non so per quale ragione il legno si imbarca sui lati delle fasce e i morsetti fanno tenere solo giusto la parte finale. Una schifezza che riesco a fare sparire quasi del tutto con la micro-levigatrice (quella del Dremel).


Figg.11-12 La stesura del terzo strato di fasce con la comodissima morsetteria.


Fig.13 Il dramma della fascia che si è misteriosamente "alzata" rispetto allo strato sotto. Ho vissuto attimi di sconforto per questo.

Fatto asciugare il tutto adesso una parte breve, ma molto divertente: quella del seghetto alternativo.
Lo scudo romano "oblungo", per adoperare il termine usato da Flavio Giuseppe, non è un ellisse perfetto per via della presenza nelle zone centrali di parti dritte. Questo pone un bel problema di dove porre i "fuochi" per tracciare con chiodi-spago-matita le curve ellittiche. Alla fine si devono calcolare 4 diversi centri, 8 diversi fuochi e praticamente disegnare pezzi di curva appartenenti a 4 ellissi diverse... altrimenti, ma si, andate a occhio! Nel mio caso avendo già fatto anni fa questa logorante esperienza (i chiodi non ne vogliono mai sapere di stare fermi e voi non avete voglia di inchiodarli di più rovinando il legno) ho "ricalcato" le curve dal mio vecchio e sempre fedele scudo.
L'unica differenza è stata la realizzazione dei buco centrale fatta a "uovo" prevedendo che lo scudo poi avrà sempre un sopra e un sotto non interscambiali. In questo caso ho scelto di non lasciare una parte di legno ad impugnatura come nella stragrande maggioranza di reperti da Dura Europos perchè avrebbe poi richiesto l'installazione complicatissima dell'impugnatura in voga da quelle parti, e mi sono rifatto alle altre innumerevoli impugnature rinvenute in Europa e in parte al Fayoum.


Fig. 14 Il risultato finale della parte in legno.

 

1 - In linea con i ritrovamenti di Dura Europos, ma discostandomi dall'esemplare del Fayoum che ha spessori tra gli 9 e i 13mm a seconda delle parti.

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Last Update: 28-nov-2012