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Imperium
To be released 2003

«Ancora una volta sono il sovrano assoluto in un film, ruolo imbarazzante per un repubblicano» L' attore che fu il leggendario Lawrence d' Arabia del cinema è tra i protagonisti del ciclo televisivo «Imperium» 

Il colonnello Lawrence è tornato nel deserto. «Sbarcato ad Hammamet, sono salito su una jeep e via. Corsa tra le dune, tanta polvere, e poi di colpo... Roma. Proprio quella di duemila anni fa, coi suoi Templi, Fori, Archi di Trionfo. Un miraggio? Ho voluto toccarli: pietre, marmi, bronzi... Tutto vero». Stupefatto e divertito, Peter O' Toole, 40 anni fa leggendario Lawrence d' Arabia, racconta come si ritrova oggi in Tunisia, a passeggiare nella Roma dei Cesari, lui stesso Imperatore. Miracoli d el cinema. Anzi della televisione, che quando vuole le cose in grande le sa fare. Si gira Imperium, storia di Roma capitale del mondo, sei film per sei imperatori. Primo della serie, Augusto, regia di Roger Young, protagonista Peter O' Toole. Un mito del cinema, al cui fianco ci saranno Charlotte Rampling (Livia) e Jeremy Irons (Giulio Cesare). Sul versante italiano, i nomi molto affermati di Vittoria Belvedere, Martina Stella, Anna Valle, Massimo Ghini.

Che effetto le fa trovarsi in un set così unico? «E' un bel vantaggio - risponde O' Toole -. Dentro questi palazzi sarà più facile sentirsi imperatore... D' altra parte io con questa fetta di storia ho già avuto a che fare: molti anni fa fui Cassio in un Giulio Cesare televisivo. Allora lo pugnalai, adesso sono diventato il suo figlio adottivo, il suo erede». 

Una carriera velocissima e lunghissima: console a 19 anni, imperatore a meno di 30, per 50 anni al vertice del potere. Di questi 76 anni di vita e regno, lei che parte avrà? «L' ultima naturalmente. Lo impongono i miei 70 anni. Un vecchio Augusto che, alla fine della vita, si trova costretto al sacrificio più grande: convincere la figlia adorata, Giulia, a rinunciare all' amore per la ragion di stato, e sposarsi con l' odioso Tiberio, figlio di primo letto di Livia, il solo capace di succedergli senza far scoppiare la guerra civile. Per vincerne le resistenze, Augusto ripercorrerà con lei le tappe della sua vita, costellata di vittorie pubbliche e sconfitte private». Per ché il cinema, dai peplum movie fino al recente Gladiatore, ha sempre così amato il mondo dell' antica Roma? «Ma non solo il cinema. Il teatro, la letteratura... Basta pensare a Shakespeare: quel mondo a tinte forti, di eroi e guerrieri, ha sempre avuto gran richiamo spettacolare. L' importante è accostarlo con serietà, a un buon livello culturale». Cosa si prova a indossare i panni di un sovrano assoluto oggi, nel Terzo Millennio? «Qualcosa che non fa parte del mio Dna: io sono nato e cresciuto democratico e repubblicano. Però, proprio di questi tempi, la democrazia non mi pare stia riscuotendo grandi successi. Anche nel Regno Unito, sua patria storica, sta facendo grandi passi indietro. E intanto Bush sta giocando a fare l' imperatore del mondo... Ma la "pax americana" è molto diversa da quella "romana". Augusto ha dominato rispettando le varie culture, con un' ottica costruttiva e non distruttiva». Tornando a lei, non è la prima volta che prende il potere: è già stato per due volte Enrico II, in Beckett e il suo re e nel Leone d' inverno «E' sempre un po' imbarazzante salire su un trono... Bisogna avere autorevolezza, carisma e vocazione. Soprattutto bisogna saper portare la corona senza essere ridicoli. Se ci riesci, è fatta. Quanto a me, il mio potere è quello di riuscire a intrattenere il pubblico. Sono re sulla scena e sullo schermo, ma a casa c' è posto solo per il vecchio Peter».

Giuseppina Manin (Corriere della Sera - October 18, 2002)

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