fabrica

Mailing list

Immagini

Contattaci

 

 

 

 

La porpora

La porpora era in età imperiale il colore per eccellenza. Esso veniva estratto dai molluschi detti murici (o anche comunemente porpora). Per riuscire tingere anche solo una veste o una tunica occorrevano migliaia di esemplari. Per questo motivo era preziosissima e solo in pochi potevano esibire in pubblico questo colore.
Gli antichi naturalisti ignoravano le proprietà fotografiche, che si riscontrano nella materia porporigena che vi si può estrarre, per cui la tinta violetta si genera essenzialmente per l’azione chimica della luce.
Nella porpora si presentano tre principi coloranti: l’ossido tirico, l’ossido cianeico e l’ossido porfirico.
La porpora ebbe molto successo presso gli antichi, non solo per la sua bellezza, ma anche per la sua resistenza.
Catalano affermò che la porpora era un derivato dell’anilina, meravigliandosi che mai nessuno aveva preso visione di ciò, prima di lui.
Il prof. Bisanzio affermava invece che la porpora era molto analoga all’indaco.

Il mollusco

La specie Bolinus brandaris (Murex brandaris) è probabilmente la più caratteristica e nota dell'intero Mediterraneo; si distingue senza difficoltà per le dimensioni ed il lungo canale sifonale. I giri sono compatti, la spira poco elevata. Lungo i giri si rilevano numerosi ed evidenti arresti di crescita ad intervalli regolari, in corrispondenza di ciascuno dei quali sporgono due spine, una alla spalla ed una più in basso e visibile solo nell'ultimo giro. Un altro giro di spine, generalmente meno vistose, si presenta verso la metà del canale sifonale. Tali spine sono di solito più pronunciate negli esemplari giovanili (immagine sotto).
La superficie esterna è corrugata e percorsa da numerosi cordoncini spirali irregolari; il colore è bruno chiaro piuttosto uniforme.

La fauce è lucida, il labbro è leggermente ispessito e denticolato. Una vistosa callosità columellare porcellanacea e di colore giallo intenso si protende dal margine interno dell'apertura. Il lungo canale sifonale risulta sempre aperto, anche se fra i lembi rimane una fessura sottile. Superiormente all'apertura si nota un accenno di canale anteriore. L'opercolo è corneo.

A fianco, un esemplare teratologico; le difformità in questa specie divengono facilmente notevoli, soprattutto quando riguardano il lungo canale sifonale: esso infatti, in caso di frattura durante la vita del mollusco, difficilmente può essere ripristinato alla perfezione, conferendo alla conchiglia fogge singolari.


Un esemplare teratologico

 

Le Testimonianze

Plinio ci rende una viva e particolareggiata testimonianza, la precisione del brano è tale da meritare senz'altro di soffermarvisi: vi si trova, tra l'altro, una compiuta descrizione della conchiglia.

Purpurae vivunt annis plurimum septenis. Latent, sicut murices, circa Canis ortum tricenis diebus. Congregantur verno tempore, mutuoque attritu lentorem cujusdam cerae salivant. Simili modo est muric es. Sed purpurae florem illum tingendi expetitum vestibus, in mediis habent faucibus. Liquoris hic minimi est in candida vena, unde pretiosus ille bibitur nigranti rosae colore sublucens. Reliquum corpus sterile. Vivas capere contendunt, quia cum vita succum eum evomunt. Et majoribus quidem purpuris detracta concha auferunt: minores cum testa vivas frangunt, ita demum rorem eum expuentes. Le porpore vivono al più sette anni. Si nascondono, come i murici, all'inizio della canicola per trenta giorni. D'inverno si radunano, e strofinandosi le une le altre emettono un certo umore vischioso. Similmente fanno i murici. Ma le porpore hanno quel fiore che si ricerca per tingere le vesti in mezzo alla bocca. Qui si trova una vena bianca con pochissimo umore, da cui nasce quel prezioso colore di rosa che tende al nero e riluce. Il resto del corpo non serve a nulla. Si cerca di prenderle vive, perché gettano fuori questo succo insieme alla vita. E si prende dalle porpore più grandi dopo che si è tolta la conchiglia, mentre le più piccole vengono frantumate vive con la mola, e così emettono quel liquido.
Tyri praecipuus hic Asiae: in Meninge, Africae, et Gaetulo litore oceani: in Laconica Europae. Huic fasces securesque Ro manae viam faciunt: idemque pro majestate pueritiae est. Distinguit ab equite curiam: diis advocatur placandis; omneque vestem illuminat: in triumphali miscetur auro. Quapropter excusata et purpurae sit insania. Sed unde conchyliis pretia , queis virus grave in fuco, color austerus in glauco, et irascenti simili mari? Il migliore dell'Asia è quello di Tiro; di Gerba quello dell'Africa, e sulla spiaggia del mare di Getulia; in Laconia quello d'Europa. Di questo sono ornati i fasci e le scuri Romane, e sempre questo dà maestà alla giovinezza. Distingue il senatore dal cavaliere; è richiesto per placare gli dei, e fa risplendere ogni veste: nei trionfi si accompagna all'oro. Per questo sia scusata la follia della porpora. Ma da dove provengono i prezzi delle conchiglie, che hanno cattivo odore nel sugo, colore grigiastro austero e simile al mare arrabbiato?
Lingua purpurae longitudine digitali, qua pascitur perforando reliqua conchylia: tanto duritia aculeo est. Atque dulcedine necantur , et sicubi flumini immerguntur: alioqui captae, diebus quinquagenis vivunt saliva sua. Conchae omnes celerrime crescunt, praecipuae purpurae: anno magnitudinem implent. La lingua delle porpore è lunga quanto un dito e con essa mangia perforando le altre conchiglie: tanta è la durezza dell'aculeo. E si uccidono con l'acqua dolce, e perciò si immergono in qualche fiume: altrimenti una volta prese, vivono cinquanta giorni con la loro saliva. Tutte le conchiglie crescono rapidissime, e specialmente le porpore: raggiungono le loro dimensioni in un anno.
Quod si hactenus transcurrat expositio, fraudatam profecto se luxuria credat, nosque indiligentiiae damnet. Quamobrem persequemur etiam officinas: ut tamquam in vita frugum noscitur ratio, sic omnes, qui istis gaudent, praemia vitae suae calleant. Conchar um ad purpuras et conchylia (eadem enim est materia, sed distat temperamento), duo sunt genera. Buccinum minor concha, ad similitudinem ejus qua buccini sonus editur: unde et causa nomini, rotunditate oris in margine incisa. Alterum purpura vocatur, cuniculatim procurrente rostro, et cuniculi latere introrsus tubulato, qua proferatur lingua. Praeterea clavatum est ad turbinem usque, aculeis in orbem septenis fere, qui non sint buccino: sed utrisque orbes totidem, quot habeant annos. Buccinum nonnisi petris adhaeret, circaque scopulos legitur. Vi sono due tipi di conchiglie che producono il colore detto porpora e quello detto conchilio (la materia è la stessa, ma diversa la combinazione). La conchiglia minore è il buccino, così detta per la sua somiglianza con la tromba, con cui si suona: e da qui l'origine del nome, per la rotondità della bocca, incisa nel margine. L'altra è chiamata porpora, ha un rostro sporgente a forma di cunicolo e un'apertura laterale. In più ha spine simili a chiodi fino alla sommità della spira, con circa sette aculei per giro, che non ci sono invece nel buccino: ma entrambi hanno tanti giri quanti sono i loro anni. Il buccino aderisce ad alcune pietre e si raccoglie fra gli scogli.
Purpurae, nomine alio pelagiae vocantur. Earum genera plura, pabulo et solo discreta. Lutense putri limo, et algense enutritum alga , vilissimum utrumque: melius taeniense, in taeniis maris collectum: hoc quoque tamen etiamnum levius atque diutius: calculense appellatur a calculo mari, mire apto conchyliis et longe opitme purpuris: dialutense, id est, vario soli genere pastum. Capiuntur autem purpurae parvulis rarisque textu veluti nassis in alto jactis. Inest iis esca, clusiles mordacesque conchae, ceu mitulos videmus: hac semineces, sed redditas mari, avido hiato reviviscentes appetunt purpurae, porrectisque linguis infestant: at illae aculeo extimulatae claudunt sese, comprimuntque mordentia: ita pendentes aviditate sua purpurae tolluntur. Le porpore sono chiamate con altro nome "pelagie". Ve ne sono molti tipi, diversi per l'alimentazione e per il terreno dove si trovano. La lutense si nutre di fango limaccioso e la algense di alghe, entrambe sono vilissime: è migliore la teniense, che si raccoglie nei banchi di scogli; anche questa però troppo leggera e liquida; la calcolense prende il nome dalla ghiaia marina, straordinariamente adatta alle conchiglie in genere e specialmente per le porpore; la dialutense così si chiama perché si nutre in luoghi di varia natura. Le porpore si prendono con strumenti simili a nasse, piccoli e a maglia larga, buttati in profondità. Essi contengono per esca delle conchiglie che possono chiudersi e robuste, come i mitili: queste, quasi moribonde, ma restituite al mare, rivivono aprendosi rapidamente e richiamano le porpore, che le infestano con le loro lingue distese; ma quelle, stimolate dall'aculeo, si chiudono e stringono le lingue: così le porpore vengono prese penzolanti per la loro avidità.

C. PLINIUS SECUNDUS, Naturalis Historia, IX, 60-61
Se dalla descrizione appare chiaro che con il nome "porpora" Plinio si riferisce a Bolinus brandaris, non altrettanto sicure sono le attribuzioni delle conchiglie che egli chiama "murex" e "buccinus"; la prima potrebbe essere Hexaplex trunculus, che veniva sicuramente impiegata quanto B. brandaris per ottenere la porpora, ma può anche darsi che agli antichi la distinzione fra le due specie apparisse poco importante, e che H. trunculus venisse annoverato tra le diverse varietà di "purpura" che anche qui sono citate. Dell'altra si dice esplicitamente che non possiede spine, ed è più piccola; la descrizione sommaria della "bocca rotonda incisa sul margine" non è sufficiente ad identificarla, nonostante si tratti senz'altro di una specie mediterranea molto abbondante.

 

L'estrazione della tinta

Il colore della porpora è di vari tipi. Ma la sua colorazione è sempre accompagnata dallo sviluppo di un odore speciale,molto disgustoso.
La quantità di materia porporigena che si può avere da un solo individuo è piccolissima.

Vi presentiamo un modo per estrarre la porpora: 
Vengono tagliati i murici e con le forbici si staccano le borse che contengono l’umore porporigeno. Con esse e con il liquido che contengono si fa una poltiglia, che viene fatta asciugare all’aria finché non diventa violetta e disseccata, per poter poi, essere polverizzata e conservata in appositi contenitori. Successivamente, si lava ripetutamente con acido acetico cristallizzabile, il quale discioglie la porpora. Ottenuto ciò, si diluisce con molta acqua, sino a diventare lattiginosa e quasi scolorita. Infine viene agitata con il cloroformio, che separa la porpora dal liquido acquoso. 
Dopo un lungo riposo il cloroformio si raccoglie sul fondo del vaso, di colore azzurro o violetto a seconda della quantità di porpora che contiene. Con un imbuto si divide il cloroformio con la soluzione acquosa, poi si filtra ed infine evapora ad una temperatura di 25°. Cio che rimane dall’evaporazione è un composto solido, cristallino, di colore azzurro con riflessi metallici, mentre sul fondo della capsula rosso ed amaranto. È questa la famosa PORPORA.

Ancora molto deve essere studiato su questa antica attività. Chissà che un giorno questa industria non possa tornare in voga magari per fornire preziosi ed aristocratici tessuti?
I reenacter romani hanno già dimostrato di saper fare di tutto perchè no anche questo?

Nella Taranto antica l’industria della porpora ebbe un grande sviluppo, per due motivi principali: l’enorme quantità delle specie che vivono nel nostro mare e il lusso smodato dai Tarantini. La tradizione vuole che le officine della porpora erano situate lungo la spiaggia orientale del mar piccolo; molti nonni ricordano una collina fatta di conchiglie di murici chiamata “monte dei coccioli”.

 

 

© 2000-2007 LMB   -  Last Update: 03-ott-2007